Dal 1983 il Comitato Palio Rione Cattedrale, la prima domenica di giugno, organizza in Piazza Cattedrale il Mercà dij Busiard.
Questa manifestazione è nata con l’intento di celebrare, attraverso una rivisitazione contemporanea e pittoresca della figura del mercante, l’importanza che Asti ebbe nel Medioevo grazie ai suoi intraprendenti mercanti che divennero cruciali per l’economia di molti paesi e regni stranieri, confinanti e non con la nostra penisola.
Il nome, scanzonato e accattivante, non è frutto d’invenzione ma si riferisce ad alcuni mercati successivi al medioevo dove la tipologia della merce venduta, un po’ discutibile nella qualità ma sicuramente conveniente, valse a chi la vendeva l’appellativo di bugiardo (busiard in dialetto).
Il logo della manifestazione raffigura la bugia, in piemontese busia, il comune portacandela basso e dotato di un manico, per essere facilmente portato con sé in casa.
Al mercato, ora come allora, si vende e si compra di tutto, dal cibo ai vestiti, dagli animali alle stoffe, dalle pelli agli utensili per la casa. Ecco dunque che il mercato, già nel medioevo, oltre ad essere un luogo di acquisti, diviene luogo di incontri, di socializzazione e di integrazione poiché vi si ritrovano persone appartenenti a tutti gli strati sociali.
Ma non si può rievocare l’importanza del mercato senza dare il giusto valore alla piazza intesa come luogo fisico, simbolico e metaforico; spazio di socialità e scenario privilegiato della vita privata e collettiva, contenitore di manifestazioni fondamentali per la costruzione di identità collettive, siano esse civili o religiose, ordinate o disordinate.
Ecco dunque che la Piazza della Cattedrale, la prima domenica di giugno, per un giorno affianca al suo ruolo di spazio sacro anche quello popolare di spazio mercatale, dando origine così a un pittoresco connubio tra sacro e profano.
Nella piazza del Mercà di Busiard c’è un sottile filo rosso, o meglio bianco e azzurro, che lega coloro che osservano a coloro che amano curiosare tra la merce esposta e, perché no, portarsi a casa un oggetto vissuto, testimone di tempi passati, proposto da un venditore simpatico anche se un po’ busiard.